I Modelli
Lavori in corso
Il 1492 è l'anno più noto della storia della navigazione. In quell'epoca, nonostante numerose tesi contrarie, molti erano convinti del fatto che la terra fosse rotonda; molti sapevano inoltre che vi era abbondanza di terre dall'altra parte dell'Atlantico, anche se, secondo alcuni scettici, da molti secoli i popoli d'occidente non le visitavano più a causa della mancanza di una carta chiara che consentisse di effettuare le esplorazioni. Perciò Ferdinando e Isabella di Spagna si risolsero a finanziare la spedizione di Colombo, il quale era mosso dall'intento di scoprire la via occidentale delle Indie, che si sapeva trovarsi ad oriente.
I preparativi cominciarono in maggio a Palos, un porto particolarmente ben situato e in cui risiedevano due famiglie di armatori ricche e influenti, i Pinzòn e i Nino. Furono costoro a fornire due caravelle, la Pinta , di 60 tonnellate, veloce e leggera, a vele quadre, e la Santa Clara , o Nina come fu soprannominata, un poco più piccola, a vele latine, di circa 55 tonnellate. La terza nave, la Santa Marìa , fu noleggiata da Juan de la Cosa, un galiziano che si trovava casualmente in porto durante i preparativi. Si ignorano le dimensioni di quest'ultima nave, ma è probabile che si trattasse del tipico nao con l'albero di maestra più alto della lunghezza dello scafo e con il pennone di maestra lungo quanto la chiglia.
Colombo assunse il comando della Santa Marìa. Ingaggiò la maggior parte degli ufficiali e dei marinai a Palos e dintorni, ma affidò alcuni dei posti chiave a vari membri delle famiglie Pinzòn e Nino. Martìn Alonso Pinzòn sarebbe stato capitano della Pinta e primo ufficiale di Colombo. Vicente Yànez Pinzòn sarebbe stato al comando della Nina con Juan Nino, il proprietario, in qualità di ufficiale di rotta. Juan de la Cosa sarebbe invece rimasto a bordo della Santa Marìa come ufficiale. Alle prime luci dell'alba del 3 agosto la piccola flotta mollò gli ormeggi dirigendosi verso le isole Canarie dove furono imbarcati altri viveri e riparati alcuni danni al timone della Pinta.
Il piano di Colombo era molto semplice: egli sapeva che le Canarie si trovavano in una zona battuta da venti orientali. Dalle sue molte letture aveva dedotto che la meta, la grande isola di Cipango, si trovava più o meno alla stessa latitudine e riteneva che la distanza si aggirasse sulle 2400 miglia. Se avesse potuto mantenere la rotta a una velocità media di quattro nodi egli sarebbe arrivato a Cipango entro tre settimane al massimo. Tuttavia, nonostante fosse assolutamente convinto dell'esattezza dei propri calcoli, Colombo non ignorava di dover fare i conti con l'ignoto, un ignoto che il suo equipaggio temeva più di lui. Dopo tre soli giorni di navigazione decise di falsificare i dati relativi al percorso giornaliero in modo che, se Cipango si fosse trovata più lontana dei suoi calcoli, la sua "gente" non si sarebbe spaventata per la distanza percorsa. Per una singolare ironia della sorte Colombo ingannò solo sé stesso; forse perché incontrò venti più regolari del previsto, ma soprattutto perché non disponeva per i calcoli né di strumenti né di carte dei venti e delle correnti, sovrastimò costantemente la velocità della Santa Marìa di almeno un dieci per cento. In tal modo le cifre falsificate furono più vicine alla realtà di quelle che egli credeva giuste.
Gli ufficiali erano nervosi quanto i marinai. Martìn Alonso Pinzòn era talmente impaziente di vedere cosa vi fosse al di là dell'orizzonte che si portò in testa con la Pinta , dimostrando in tal modo la propria indipendenza. Un giorno, mentre misurava a gran passi il casseretto della sua caravella, si immobilizzò e gridò a gran voce:"Terra! Terra!". La Santa Marìa e la Nina si trovavano a portata di voce e il grido mise tutta la flotta in agitazione. Alcuni uomini si arrampicarono sul saartiame per vedere con i propri occhi, altri si unirono a Colombo che, devoto anche nel trionfo, si era gettato in ginocchio a recitare il Gloria in Excelsis Deo . Quando tornò la calma, Colombo ordinò che le navi rallentassero per avvicinarsi cautamente alla terra. Gli uomini trascorsero la notte in febbrile attesa. L'alba portò con sé solo un orizzonte vuoto e una tremenda delusione: erano stati vittime di un miraggio. La flotta era in mare da trentaquattro giorni. Navigava verso una destinazione incerta e senza alcun appiglio, sorretta solo dalla speranza della visione di improvvisi frammenti di alghe e degli uccelli provenienti dal nulla. Si consolidava la minaccia di un ammutinamento. "Gli uomini si riuniscono nelle stive. Mormorano che l'ammiraglio, nella sua mania di grandezza, vuole diventare un signore al prezzo delle loro vite, o morire pur di perseverare nel suo folle tentativo; dicono che hanno già fatto più del loro dovere sfidando la sorte e che si sono allontanati da terra più di chiunque altro prima di loro. Se l'ammiraglio non si deciderà a prendere la via del ritorno, lo butteranno in mare e riferiranno in Spagna che vi è caduto accidentalmente mentre osservava le stelle; nessuno metterà in dubbio la loro storia". (dal diario di Ferdinando). Probabilmente Colombo si salvò per un soffio.
Un giorno, verso le due del mattino, un marinaio della Pinta di nome Juan Rodrìguez Bermejo - la nave di Pinzòn era di nuovo alla testa del convoglio - distinse verso prua la costa di un'isola illuminata dalla luna. Non credendo ai propri occhi, gridò la buona notizia e si precipitò a cercare il capitano. Pinzòn dette il segnale convenuto sparando una cannonata per avvertire gli altri. Questa volta avevano davvero un buon motivo per rallegrarsi e Colombo più di tutti: era il 12 ottobre del 1492. Colombo, grazie soprattutto a una fiducia incrollabile in sé stesso, sfidando l'opinione degli spiriti più illuminati d'Europa e le scommesse di un gran numero di cocciuti mercanti aveva vinto! Era il primo ad aver percorso trentasei giorni in mare e percorso più di 2400 miglia attraverso l'oceano. Certi di aver raggiunto le Indie, in realtà essi erano arrivati all'isola di Watlings nelle Bahamas, a novemila miglia dalle Indie. Un immenso continente sbarrava loro la strada ma lo si sarebbe saputo soltanto venti anni più tardi, e per altro Colombo non volle mai ammetterlo.