I Modelli
Lavori in corso
Il 21 ottobre 1805 la flotta inglese e quella di Napoleone si scontrarono al largo della Spagna.
Orazio Nelson, comandante supremo della flotta inglese del Mediterraneo, e l'ammiraglio Pierre Villeneuve erano avversari di vecchia data. Nella primavera del 1805 Villeneuve era riuscito a sfuggire alla flotta di Nelson. Salpato da Tolone per raggiungere le Indie Occidentali, dove, per ordine di Napoleone, doveva riunire le navi, attraversare di nuovo l'Atlantico e distruggere la flotta nemica posta a difesa della Manica, in modo che la Grande Armée potesse invadere l'Inghilterra, quando Nelson disubbidì agli ordini e uscì dal Mediterraneo per inseguirlo nell'Atlantico, Villeneuve ebbe paura e invertì la rotta per rientrare in Spagna. Riuscì a sfuggire a una squadra inglese che lo aveva impegnato presso capo Finisterre e alla fine raggiunse il rifugio di Cadice. Il 28 settembre 1805 Nelson prese il comando della flotta che bloccava Cadice. Nelson aveva deciso di dividere la sua flotta in due colonne: avrebbe condotto personalmente la prima, mentre la seconda sarebbe stata comandata da lord Collingwood, con l'intento di tagliare la linea franco-spagnola.
Giunti alla terza settimana di ottobre, Villeneuve cominciò a trovarsi in serie difficoltà. Napoleone, che lo rimproverava di rimanere imboscato a Cadice invece di combattere gli inglesi, gli ordinò di tornare con le navi a Tolone; egli non ubbidì e Napoleone lo sostituì con l'ammiraglio Rosily, il quale, partito da Parigi, aveva già raggiunto Madrid. Villeneuve, piuttosto che cadere in disgrazia, decise allora di partire, obbedendo finalmente all'ordine di tornare nel Mediterraneo. Dopo una sortita iniziale di ricognizione, la flotta combinata di 18 navi francesi e 15 spagnole, oltre alle fregate di appoggio, uscì dalla protezione della rada di Cadice il 20 ottobre e si mise lentamente in formazione prima di fare rotta per Gibilterra e il Mediterraneo. Si racconta che vi fosse ben poca disciplina tra gli equipaggi e che sulle navi regnasse la confusione.
Alle 8.00 del mattino successivo, con la flotta inglese già in vista ad occidente, Villeneuve era ad appena poche miglia da Gibilterra; si trovava in una situazione difficile e aveva ben poca da guadagnare se continuava ad avanzare: sarebbe stato infatti superato e costretto a combattere in condizioni molto sfavorevoli, oppure vergognosamente privato del comando, se avesse avuto la fortuna di raggiungere Tolone sano e salvo. Ma vi era un'alternativa: poteva cioè virare di bordo e cercare di ritornare nella relativa sicurezza offerta da Cadice. Egli decise in questo senso e dette l'ordine che le 33 navi in colonna virassero contemporaneamente, ovvero invertissero sia la rotta sia l'ordine di marcia, invece di accostare in successione. Dopo un'ora e mezza la flotta franco-spagnola riuscì a malapena disporsi in una formazione curva irregolare, con le navi raggruppate in alcuni punti e grandi spazi vuoti in altri. Alle 11.00 Villeneuve era in grado di vedere l'intera formazione di Nelson, spiegata su due colonne a pochi chilometri di distanza. Villeneuve aveva il vantaggio numerico ma il numero di per sé contava poco in un'epoca nella quale la tattica di combattimento prevedeva soprattutto duelli nave contro nave. Piuttosto era la migliore capacità di fuoco che decideva le sorti di una battaglia e i cannonieri inglesi, in questo campo, valevano certamente più dei loro avversari.
Tuttavia il piano di Nelson per annullare lo svantaggio numerico sembrava presentare un'evidente debolezza: le navi di ciascuna linea attaccante sarebbero state esposte a tremende bordate molto prima che i loro cannoni fossero in condizione di rispondere, in particolare le navi di testa - la Victory, ammiraglia di Nelson, e la Royal Sovereign di Collingwood - che avrebbero dovuto sostenere l'urto del combattimento iniziale. La Royal Sovereign fu la prima a entrare in battaglia e rimase molto danneggiata dalle bordate delle unità nemiche Indomitable, Fougueux e Santa Ana, nave di bandiera da 112 cannoni dell'ammiraglio spagnolo Alava. Fu quest'ultima ad essere impegnata dalla Royal Sovereign nel combattimento singolo che caratterizzava le battaglie navali dell'epoca; dopo più di due ore di un duello incessante, quando i suoi tre alberi e tutte le manovre e vele erano stati distrutti, la Santa Ana ammainò la bandiera in segno di resa: 340 dei suoi uomini erano caduti o gravemente feriti.
Anche Nelson si trovò presto nel pieno della battaglia e alle 12.05 la Victory fu bersagliata da 4 unità nemiche: la Bucentaure, ammiraglia di Villeneuve, la Héros, la Santissima Trinidad e la Redoutable; il gruppo si era allineato a stretto contatto reciproco e quindi la nave di Nelson non poteva aprirsi un varco per colpire; in questo fu aiutata dalla Leviathan e dalla Conqueror che martellarono di bordate l'ammiraglia francese obbligandola alla resa. La Victory ebbe la meglio sulla Redoutable ma, durante il combattimento, un tiratore scelto della fanteria di marina, che si trovava sulla coffa di mezzana della nave francese, colpì Nelson alla spalla sinistra; il colpo perforò il polmone dell'ammiraglio e andò a conficcarsi nella spina dorsale; Nelson fu portato nell'infermeria dove morì alcune ore dopo. Prima di spirare ebbe però il conforto di apprendere che la battaglia era vinta. L'attacco di Nelson ottenne l'effetto voluto; alle 13.00 la linea franco-spagnola era rotta in due parti e il vento sfavorevole garantiva che le 10 navi del troncone di avanguardia non sarebbero state in grado di partecipare alla battaglia. Alle 17.00, 11 delle 19 unità che formavano la squadra di retroguardia erano state catturate dagli Inglesi e altre erano in fuga. L'Achille, l'ultima nave francese rimasta, disalberata e in fiamme, esplose improvvisamente quando l'incendio raggiunse la santabarbara. La battaglia era terminata.
In totale gli Inglesi, tra morti e feriti, persero meno del 10% dei loro effettivi (1690 su circa 18.000 uomini), mentre in campo avverso ci furono 6.953 morti e feriti su circa 30.000 uomini, anche se è importante notare che i vascelli franco-spagnoli avevano equipaggi molto più completi di quelli di Nelson, alcuni dei quali erano armati con solo due terzi della forza tabellare. In fatto di navi lo squilibrio delle perdite fu ancora più marcato poiché nessuna unità della Marina inglese fu affondata (molte però, a battaglia conclusa, erano praticamente ridotte allo stato di relitto), mentre la flotta franco-spagnola lasciò come preda 17 vascelli, 2 furono affondati e 3 danneggiati irreparabilmente.